Mother

“La madre è […] un’esplorazione della vecchiaia come una specie di entroterra, uno stato sospeso in cui il mondo si riduce alle dimensioni di una stanza e frammenti di coscienza. Durante tutto, il paziente approccio di Graham, pittorico, richiede e ripaga l’attenzione, e uno sguardo è inevitabilmente attratto da piccoli dettagli “- Sean O’Hagan, The Guardian

“Graham … rivela la sua cura e la loro tenera relazione in un ritratto ben definito” – Financial Times Weekend Magazine

Gli artisti che disegnano o dipingono la loro madre sono diventati iconici nella storia dell’arte – da Whistler a Freud, Cezanne, Hockney, Ingres, Gauguin o Durer, i cui ritratti brutalmente onesti di sua madre hanno insistito sul fatto che “Anche le rughe e le vene più piccole non devono essere ignorate”.

La macchina fotografica si muove a stento, così come la donna è ritratta sempre nella stessa posizione, seduta sempre sulla stessa sedia, spesso con gli occhi chiusi. L’unica cosa che cambia quasi impercettibilmente – iniziamo a notarlo dopo aver guardato qualche fotografia – è la messa a fuoco, che si concentra prima su un occhio, poi sull’altro, ancora su una ciocca di capelli, su una piccola ruga del volto.

Una delle sfide più complesse per un fotografo è quella di ritrarre i propri genitori. Paul Graham, con Mother, supera la prova magistralmente. Con una tenerezza che non scade mai nel patetico, l’autore ci mostra una vita congelata, che si sfilaccia silenziosamente. Esiste una dualità sottesa in questa serie di ritratti apparentemente molto simili: attraverso il processo fotografico, nell’accompagnare la madre lungo quella linea sottile tra vita e morte che è la vecchiaia, Graham provoca in noi un ribaltamento interiore. Il genitore diventa figlio, colui che accudisce diventa accudito, colui che è stato creato diventa creatore.